Sono un’amante dei giochi, da sempre. Mi piacciono i giochi di ruolo, di strategia, di abilità, i giochi con le carte, i giochi a squadre all’aperto. Sono competitiva, creativa e a tratti fastidiosa, sia nella vittoria che nella sconfitta sono rumorosa ma simpatica: lo presumo dal fatto che i miei amici e le mie amiche continuino a voler giocare con me, per il gusto della sfida che prendo molto seriamente e per la soddisfazione – per quelli che vi riescono – di vedermi rosicare. In allegria, certamente.
In tempi non sospetti, circa 3 anni fa, ho acquistato un gioco che si chiama “Pandemic”. Indovina di cosa tratta? Sì, è così come immagini. C’è un’epidemia in corso e a seconda delle carte che raccogli dal “mazzo contaminazione” puoi svolgere delle azioni. Ogni giocatore ha un ruolo che deve interpretare con delle specifiche competenze: il responsabile dei trasporti, il pianificatore di contingenze, lo specialista in quarantena, il medico, lo scienziato, il ricercatore e l’esperto logista.
La prima ed unica volta che ci giocai non mi piacque perché è un gioco collaborativo, si vince o si perde tutti insieme, non passi il tempo a ragionare in solitaria a come mettere sotto scacco gli avversari. Non era un gioco abbastanza sexy, per me. Inoltre in quel periodo stavo molto male, mi ero rotta la gamba ed il dolore fisico e l’immobilità mi rendevano distratta ed irascibile, nella missione collettiva ero la zavorra del gruppo. Non mi andava di giocare, ero deconcentrata e non potevo rivolgere la mia rabbia imponendomi sugli altri. Decretai così che non fosse divertente.
Questo gioco mi è tornato in mente durante questi giorni ma soprattutto per scrivere l’editoriale del 76° numero della rivista SIARV NEWS, ho pensato come la collaborazione, l’unità, la condivisione di responsabilità, il dovere di prendersi cura di tutte e di tutti, il dovere nella gestione delle risorse e la trasparenza dei processi e delle decisioni siano dei valori che hanno bisogno di un esercizio, un allenamento quotidiano da fare con i pensieri e con le azioni. E si sa che i giochi sono uno strumento educativo e didattico senza eguali. E noi, cittadini e cittadine del mondo dobbiamo rieducarci.
Pandemic avrà sicuramente una seconda occasione.
Nel frattempo, finalmente mi sto prendendo del tempo per sviluppare la trama di un gioco sul market access dei farmaci… ma questa è un’altra storia.
Valeria